Sabato 12 Febbraio alle 11:00, in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”, il Comune di Sesto Calende organizzerà un momento di riflessione con la lettura teatrale Urla dalle Foibe a cura dell’attrice Lisa Ferrari.
I testi sono liberamente tratti dal libro di Guido Rumici Infoibati (1943-1945) i nomi, i luoghi, i
testimoni e i documenti.
L’introduzione è affidata allo scrivente, goriziano e presidente de “Gli amici triestini” di Milano. Dal 2014 collaboro con il Comune di Sesto Calende per l’organizzazione e la diffusione del Giorno del Ricordo.
E’ obbligatorio prenotarsi via email biblio@comune.sesto-calende.va.it o telefonando allo 0331 928160. Da molti anni il Comune di Sesto Calende contribuisce a onorare la legge con iniziative finalizzate a far conoscere un periodo di storia per troppo tempo tenuto nascosto ai cittadini italiani e completamente sconosciuto ai giovani.
Come disse il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi: “L’Italia non vuole e non può dimenticare: non perchè ci anima il risentimento, ma perchè vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro”.
Il 10 Febbraio 1947 venne firmato il Trattato di Parigi tra l’Italia e le potenze alleate. Da quel giorno l’Italia dovette cedere, tra l’altro, all’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quasi tutta l’Istria e le città di Fiume e Zara.
Dopo 57 anni di vergognoso silenzio, finalmente nel 2004 venne istituito dal Governo italiano il “Giorno del Ricordo” per commemorare, ogni 10 febbraio, le vittime dei massacri delle foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata.
Negli anni passati il Comune di Sesto Calende ha organizzato diverse conferenze: nel 2014 “Esodo e Foibe: 57 anni di silenzi”; l’anno dopo ha avuto luogo il dibattito con Ignazio La Russa e Luciano Violante sulla legge istitutiva del Giorno del Ricordo;
nel 2016 invece, nel 70° della strage di Vergarolla, si sono accesi i riflettori sulla strage che nell’agosto del 1946 causò più di 100 morti (la stima più precisa parla di 110/116 morti) e indusse anche i più riottosi ad abbandonare definitivamente le proprie
case e a rassegnarsi all’Esodo; nel 2017 è stata la volta di Umberto Smaila.
testimone che non t’aspetti: Smaila è nato a Verona da genitori veri fiumani, orgogliosi di esserlo, che hanno insegnato al loro amato figlio a onorare la città d’origine della famiglia; nel 2018 è stato invitato Alfio Krancic, vignettista de Il Giornale. Il titolo
di quella edizione fu Alfio Krancic: dalle sue vignette uno spunto di riflessione sulla tragedia delle Foibe e sull’Esodo. La conferenza è stata arricchita dall’esposizione di 14 vignette di Krancic sul tema, illustrate al pubblico dall’autore; nel
2019 fu la volta di Grazia Del Treppo esule da Canfanaro (Pola – Istria): Una voce femminile racconta l’esodo; nel 2020 fu presentato lo spettacolo teatrale Il sentiero del padre di Davide Giandrini.
Nel 2021, per la prima volta, la celebrazione avvenne in streaming a causa delle misure precauzionali contro il Covid-19. Ospite è stato lo scrittore, filosofo e giornalista Stefano Zecchi, con la sua trilogia sulle tragiche vicende del Confine Orientale.
Urla dalle Foibe è il contributo del Comune di Sesto Calende al “Giorno del Ricordo” 2022, per commemorare le vittime delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata.
Sesto Calende farà quindi la sua parte anche in questa occasione, nel solco delle parole espresse dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il Giorno del Ricordo 2020: «Il “giorno del Ricordo”, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione
inerme e incolpevole.
La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.
Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo.
Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi
solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.»